domenica 20 maggio 2007

la censura sul web...

Negli ultimi cinque anni la censura sul Web è cresciuta sensibilmente, di pari passo con lo sviluppo di nuovi e più sofisticati strumenti di filtraggio.
A contendersi la maglia nera sono Burma, Cina, Iran, Pakistan, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, Emirati Arabi e Yemen.Questi i principali dati dell'ultimo rapporto sulla libertà in rete curato da Open Net Initiative (Oni), il centro che riunisce gruppi di ricerca delle università di Toronto, Harvard, Oxford e Cambridge.
Gli studiosi hanno monitorato le attività di 120 Internet Service Provider, focalizzando l'attenzione su un campione di 41 paesi. In più della metà sono state riscontrate attività di controllo sui contenuti e di censura preventiva per servizi come Google e Skype."Nel giro degli ultimi cinque anni - spiega Joh Palfrey della Harvard Law School - gli stati che effettuano net-filtering su mandato governativo sono passati da 3 (Cina, Iran, Arabia Saudita) a 25. E c'è pure stato un incremento di scala, scopo e sofistificazione delle attività".
Il rapporto effettua anche un distinguo tra gli scopi della sorveglianza online: le motivazioni non sono solo di ordine politico e di mantenimento del potere (blocco dei siti di opposizione), ma anche per la sicurezza interna e il rispetto di norme sociali (controlli per la legislazione contro la pede-pornografia).
Cina, Iran e Arabia Saudita i paesi che effettuano censura ad ampio raggio su tutti e tre i fronti. Ma c'è anche chi si limita a poche attività di controllo, come il Sud Corea che blocca esclusivamente le pagine web del Nord Corea.Ad ogni modo, scrive uno dei ricercatori, "pochi Stati restringono le loro attività a un solo tipo di controllo.
Una volta che la censura prende piede, viene applicata a una vasta gamma di contenuti e può essere usata per espandere il controllo governativo sul cyberspazio". Anche perché "il cyberspazio è diventato un luogo di competizione strategica tra gli stati e per il rapporto tra stato e cittadini".
Un dato interessante che emerge dal rapporto dell'Oni riguarda la provenienza degli strumenti a disposizione dei governi: molti dei tool di controllo si trovano facilmente in commercio e sono per lo più prodotti negli Stati Uniti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie molto per scrivere questo, è stato unbelieveably informativo e mi ha detto una tonnellata